Giovani e suicidio, un dramma di cui dobbiamo parlare: chiedere aiuto non è mai un segno di debolezza

Scritto da il 29 Giugno 2024

 

 

Il suicidio rappresenta una delle principali cause di morte a livello globale, con impatti devastanti su individui, famiglie, amici e comunità. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), circa 800.000 persone muoiono per suicidio ogni anno, Il fenomeno è particolarmente presente tra i giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, con un aumento di casi negli ultimi 2 anni di circa l ‘ 80%.

La pandemia di COVID-19 ha ulteriormente complicato la situazione, aumentando i fattori di rischio legati all’isolamento sociale, alla crisi economica e alla riduzione dei servizi di salute mentale, potenzialmente contribuendo a un aumento del rischio suicidario​.

Questi dati certificano quanto il suicidio possa essere considerato un problema di salute pubblica che richiede un’attenzione urgente ed adeguate politiche mirate alla prevenzione. Ne parliamo con lo psicoterapeuta Ezio Pellicano, con cui cercheremo di esplorare le cause, i fattori di rischio e le possibili soluzioni.

 

 

Ezio Pellicano

Ezio Pellicano, psicoterapeuta

 

Ci può dire come viene valutato il suicidio da una persona che poi lo mette in atto?

Forse il modo più adeguato per introdurre la mia risposta è riportare alcune frasi sentite da alcuni miei pazienti; “l’unico modo per risolvere tutti  i miei problemi”, “ormai è tutto inutile e mi costa fatica ripartire”, “vivere la mia vita non ha senso, non è come quella degli altri”, “ ho sbagliato tutto ed ormai è troppo tardi”, “ nessuno mi ama e vuole bene”, “ il mio è un gesto altruista, sono un peso per la mia famiglia, se vado via staranno meglio”.

In queste frasi si evince una sofferenza psicologica che può fuorviare la valutazione  per passare ad una interpretazione della morte come fattore positivo, come la soluzione alle situazioni  problematiche e dolorose. Secondo Shneidman, uno dei massimi studiosi del tema, il suicidio non rappresenta un movimento verso la morte, bensì una procedura comportamentale che allontana da quello che lui chiama “ tormento della psiche”.

Se ci pensa è la versione distorta di un’attitudine che tutti noi abbiamo, ossia allontanarci da ciò che ci fa stare male per avvicinarci a ciò che ci fa stare bene, oppure la scelta della via più breve per ottenere il massimo guadagno con il minimo sforzo.

 

Appurato che viene visto come un comportamento che allontana dal dolore ed avvicina al benessere, come si struttura un pensiero capace di creare una cosi forte distorsione della realtà?

I pensieri suicidari, noti anche come ideazione suicidaria, rappresentano un’esperienza psicologica complessa e dolorosa che può variare in intensità e frequenza. Questi pensieri possono andare da vaghe considerazioni sul desiderio di non vivere più a pianificazioni dettagliate per togliersi la vita.

Io comunque  farei un distinguo tra l’ideazione suicidaria e le distorsioni cognitive con cui la persona interpreta se stesso o un particolare evento della vita che lo vede coinvolto.

Queste ultime si manifestano come dei pensieri altamente catastrofici e come verità assolute, agiscono nella semi coscienza ed hanno il potere di innescare emozioni totalmente inadeguate rispetto al contesto o contestualizzate ma altamente intense.

Ecco alcuni aspetti chiave delle ideazioni siucidarie:

  1. Desiderio di Fuggire dal Dolore: Molti individui che sperimentano pensieri suicidari cercano di sfuggire a un dolore emotivo intenso. Questo dolore può derivare da vari fattori, come lutti, traumi, fallimenti, o problemi di salute mentale. Il suicidio viene visto come un mezzo per porre fine a questa sofferenza insopportabile​​.
  2. Sentimenti di Disperazione e Mancanza di Speranza: Un tratto comune dei pensieri suicidari è la convinzione che la situazione attuale non migliorerà mai. Questo senso di disperazione può far sembrare il suicidio l’unica via d’uscita possibile​
  3. Senso di Solitudine e Isolamento: Le persone con pensieri suicidari spesso si sentono profondamente sole e incomprese. Possono credere che nessuno possa veramente capire la loro sofferenza o che non ci sia nessuno a cui possano rivolgersi per aiuto
  4. Auto-colpevolizzazione: Spesso, chi ha pensieri suicidari si sente in colpa o crede di essere un peso per gli altri. Questo può portarli a pensare che la loro assenza possa essere un sollievo per familiari e amici
  5. Pianificazione del Suicidio: In alcuni casi, i pensieri suicidari possono evolvere in una pianificazione attiva. La persona potrebbe iniziare a pensare ai mezzi e ai metodi per togliersi la vita, preparare lettere d’addio, o sistemare questioni personali.

 

Quali possono essere le cause ed i fattori scatenanti?

Le cause del suicidio sono multifattoriali e spesso interconnesse. Alcuni dei fattori principali includono:

  1. Disturbi Mentali: La depressione, il disturbo bipolare, la schizofrenia e altri disturbi mentali sono spesso associati a un rischio elevato.
  2. Stress e Traumi: Eventi stressanti della vita come la perdita di una persona cara, problemi finanziari, abusi e traumi possono contribuire al desiderio di suicidio.
  3. Isolamento Sociale: La solitudine e l’isolamento sociale possono aumentare la vulnerabilità al suicidio, specialmente tra le persone anziane e quelle che vivono da sole.
  4. Fattori Biologici: Studi suggeriscono che anomalie neurobiologiche e genetiche possono predisporre alcuni individui al suicidio.
  5. Accesso ai Mezzi Letali: La disponibilità di mezzi letali come armi da fuoco e farmaci tossici aumenta il rischio di suicidio.

 

Esistono dei segnali di allarme principali utili ad  individuare precocemente questi pensieri suicidari?

Prima ci tengo a sfatare alcuni falsi miti sul suicidio.

  1. “Parlare di suicidio equivale a incoraggiarlo”. FALSO è importante sottolineare che esplorare l’intenzionalità di porre fine alla vita non insinua questa idea nella mente della persona.
  2. Le persone che parlano di uccidersi raramente si suicidano. FALSO .Quasi sempre le persone a rischio suicidario hanno bisogno di comunicarlo sebbene talvolta non riescano a farlo esplicitamente. Una conseguenza di questo mito è quella di etichettare coloro che parlano di suicidio come persone che strumentalizzano il tentativo di suicidio come un modo per catturare l’attenzione. Il fatto che una persona parli di suicidio non è solo un segnale di avvertimento ma è un grido di aiuto. Per questo è sempre importante prendere sul serio qualsiasi discorso legato al suicidio.
  3. “La persona suicidaria vuole morire e sente che non è possibile tornare indietro”. FALSO In realtà le persone che sperimentano ideazioni suicidarie spesso hanno sentimenti contrastanti riguardo alla morte, fluttuando tra il voler vivere e il voler morire
  4. “Il rischio suicidario si abbassa necessariamente quando c’è un miglioramento”.FALSO È importante non farsi ingannare dall’apparente miglioramento che ci può essere dopo uno stato di grave sofferenza o dopo un tentativo suicidario.

Detto questo tra i principali SEGNALI DI ALLARME  utili a prevenire un comportamento suicidario sono:

  1. isolamento e ritiro sociale;
  2. improvvisi cambiamenti di umore o atteggiamento;
  3. pensieri ricorrenti di autolesionismo;
  4. sonno disturbato e insufficiente per lunghi periodi;
  5. cambiamento delle proprie abitudini e della propria routine quotidiana;
  6.  umore depresso;
  7. aspetto esteriore trascurato;
  8. aumento del consumo di alcool e droghe.

 

La società ha un ruolo nel condizionare le idee suicidarie?

Certamente, la società può molto come cura ma haimè può anche contribuire alla manifestazione del fenomeno rendendolo un fenomeno sociale e non solo individuale.

Anche se molti individui sono predisposti per le loro caratteristiche soggettive, la cause possono essere rintracciate anche negli aspetti sociali (ambienti,gruppi ,istituzioni) con cui la persona interagisce. Secondo la classificazione di Durkheim ci sono 4 forme di suicidio

  1. SUICIDIO EGOISTICO ( l’individuo è estraneo alla società). La persona non si sente parte della comunità e percepisce una distanza tra i propri desideri e la possibilità di realizzarli nella società.
  2. SUICIDIO ALTRUISTICO (l’individuo si identifica con la società) L’individualismo viene annullato e la persona sacrifica se stesso per il gruppo, in virtù del senso d’onore e spirito di corpo.
  3. SUICIDO ANOMICO (società assente) Non ci sono riferimenti sociali, valori condivisi causando così disorientamento, delusione e frustrazione sociale. La società non assolve alla sua funzione di guida; questo aumenta in periodi di crisi economica ed il disagio è causato dalla mancanza di contenimento sociale
  4. SUICIDIO FATALISTICO (società pressante) Risultato di un eccessiva pressione delle regole e dei valori sociali sull’individuo che si sente gravemente limitato nella propria libertà e schiacciato dalla disciplina oppressiva preferisce togliersi la vita.

 

Dicevamo che il fenomeno è molto presente tra i giovani con un tasso in aumento negli ultimi anni. Cosa può dirci sul fenomeno del suicidio giovanile?

l suicidio tra i giovani è influenzato da una combinazione di fattori, spesso interconnessi:

  1. Disturbi Mentali: La depressione, l’ansia, il disturbo bipolare e altri disturbi mentali sono frequentemente riscontrati tra i giovani a rischio di suicidio.
  2. Stress Accademico: La pressione scolastica, le aspettative elevate e la paura del fallimento possono contribuire al senso di disperazione.
  3. Bullismo e Cyberbullismo: Il bullismo, sia in presenza fisica che online, può portare a sentimenti di isolamento, vergogna e disperazione.
  4. Problemi Relazionali: Conflitti con i genitori, rotture sentimentali e difficoltà nelle amicizie possono aumentare il rischio di suicidio.
  5. Traumi e Abusi: Esperienze di traumi, abusi fisici, sessuali o emotivi possono avere un impatto devastante sulla salute mentale dei giovani.
  6. Isolamento Sociale: La mancanza di reti di supporto e di connessioni sociali può aumentare la vulnerabilità

Come detto prima riconoscere i segnali di allarme può fare la differenza nella prevenzione del suicidio tra i giovani. Alcuni segnali includono:

  1. Cambiamenti di Umore: Variazioni improvvise di umore, irritabilità, rabbia o tristezza persistente.
  2. Isolamento: Ritiro dalle attività sociali, dalla famiglia e dagli amici.
  3. Declino Scolastico: Calo nel rendimento scolastico, mancanza di interesse per lo studio e assenteismo.
  4. Comportamenti a Rischio: Uso aumentato di sostanze, comportamenti pericolosi e autolesionismo.
  5. Parlare di Morte: Espressioni di desiderio di morire, frasi su sentirsi un peso o sull’assenza di speranza.

 

Quali sono le linee guida di prevenzione al rischio suicidario tra i giovani?

La prevenzione richiede un approccio multi disciplinar. È una tragedia che può  e deve essere prevenuta attraverso l’educazione, il supporto e la collaborazione tra genitori, scuole, comunità e istituzioni. Riconoscere i segnali di allarme e intervenire tempestivamente può salvare vite.

La promozione della salute mentale e il benessere dei giovani devono essere una priorità per creare un futuro più sicuro e speranzoso per tutti. Le principali linee di intervento sono:

  1. Educazione e Consapevolezza: Promuovere la consapevolezza sui disturbi mentali e sui segnali di allarme tra giovani, genitori e insegnanti.
  2. Supporto Psicologico: Offrire accesso a servizi di counseling e terapia, inclusi programmi di supporto nelle scuole.
  3. Interventi Precoci: Identificare e intervenire precocemente con giovani a rischio attraverso programmi scolastici e comunitari.
  4. Riduzione del Bullismo: Implementare programmi anti-bullismo nelle scuole e promuovere un ambiente scolastico sicuro e inclusivo.
  5. Supporto Familiare: Educare i genitori sui segnali di allarme e su come fornire supporto emotivo ai loro figli.
  6. Reti di Supporto: Creare gruppi di supporto e programmi di mentorship per fornire ai giovani connessioni sociali positive.

 

In conclusione, tornando a parlare del fenomeno suicidio, cosa possiamo e si può fare per cercare di invertire il trend che tanto preoccupa?

La prevenzione del suicidio richiede un approccio multidisciplinare che coinvolge il riconoscimento dei segni di rischio, il supporto psicologico e psichiatrico, il rafforzamento delle reti di supporto sociale e la promozione della consapevolezza e della comprensione delle problematiche di salute mentale.

Se tu o qualcuno che conosci sta attraversando un momento difficile o ha pensieri suicidi, è importante cercare aiuto immediatamente tramite un professionista della salute mentale, un medico, una linea di supporto per la prevenzione del suicidio o altri servizi di emergenza.

La psicoterapia è la via per potenziare la propria resilienza, per affrontare le cause esterne che ci destabilizzano e per modificare quelle Distorsioni cognitive su se stessi e sul mondo che sono alla base di quel tormento della psiche che ci dilania dall’interno , ci rende incapaci di vedere la situazione in modo realistico, ci limita la prospettiva rendendo permanente quella del momento escludendo un possibile miglioramento futuro.

La nostra mente ha innumerevoli risorse che non conosciamo. La depressione, ed altri stati affettivi di profondo disagio o disturbi mentali, possono essere gestiti in modo più funzionale seguendo le terapie e le indicazioni dello psichiatra e dello psicoterapeuta.

Buttar fuori quel dolore parlandone significa iniziare un percorso di cura di sé. Quanto più precocemente ci si rivolgerà ai professionisti della salute mentale, tanto più rapido e efficace potrà essere il trattamento del disturbo e il recupero di una maggior stabilità.

 

 


Chiedere aiuto è la scelta giusta, non è segno di debolezza o fonte di vergogna . È il primo passo per dare inizio a una terapia efficace per poter riprendere in mano le redini della propria vita.


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